Casotti della Vigna
Nel corso dell’ottocento cominciarono ad essere edificati quelli che vengono comunemente definiti “cascinotti”, strutture di modeste dimensioni a pianta quadrata o rettangolare, con uno o due locali divisi su due piani.
Sorgono generalmente sulla sommità della collina coltivata o addossati al terreno con un ingresso in facciata ed uno retrostante per il piano superiore. Disseminati ovunque sul territorio collinare, vennero inizialmente utilizzati come ricoveri per gli attrezzi e il fieno, solo successivamente anche come seconda dimora per i contadini che, durante la stagione calda, erano costretti a trascorrere la maggior parte della giornata al lavoro nei campi.
Una caratteristica importante era il nome che serviva ad indicarne l’appartenenza familiare, il nome del proprietario, il possesso dei vigneti e dei relativi boschi per la paleria e la legna da ardere; in alcuni casi il nome ne indicava una particolare caratteristica come il colore (Casin Róss) o un simbolo (la mezzaluna o la bottiglia) con valenza magico-religiosa, legata al buon augurio e all’abbondanza dei raccolti.
Alcuni casotti erano forniti di una “colombaia”, ne troviamo una a Cavallirio, conosciuta con il nome di passrèra. Vi nidificavano colombacci e rondoni fornendo un prezioso sostentamento alla popolazione.
A Cavallirio, lungo la strada che conduce alla Torre è possibile incontrare le tre Madonnine e la corona di casòtt: cól dal Perinciòli sormontato da una pietra a forma di palla sul tetto, il casin róss che si stagliava, proprio per il suo colore, sul verde della vegetazione; il casòtt dla butèglia con una grossa bottiglia di granito sul tetto e quello dla stèlla o dla mèzalün-a, contraddistinto da una mezzaluna con la stella centrale in ferro battuto.
A Boca, invece, le cà dla vigna erano caratterizzate per la maggior parte dal nome del proprietario: cà dal Zanetta, cà ‘d Cia e così via, mentre esistono ancora i ruderi di quella dei cento scalini (in realtà 253) e cà dal lüv.
Oliviera Calderini
Sorgono generalmente sulla sommità della collina coltivata o addossati al terreno con un ingresso in facciata ed uno retrostante per il piano superiore. Disseminati ovunque sul territorio collinare, vennero inizialmente utilizzati come ricoveri per gli attrezzi e il fieno, solo successivamente anche come seconda dimora per i contadini che, durante la stagione calda, erano costretti a trascorrere la maggior parte della giornata al lavoro nei campi.
Una caratteristica importante era il nome che serviva ad indicarne l’appartenenza familiare, il nome del proprietario, il possesso dei vigneti e dei relativi boschi per la paleria e la legna da ardere; in alcuni casi il nome ne indicava una particolare caratteristica come il colore (Casin Róss) o un simbolo (la mezzaluna o la bottiglia) con valenza magico-religiosa, legata al buon augurio e all’abbondanza dei raccolti.
Alcuni casotti erano forniti di una “colombaia”, ne troviamo una a Cavallirio, conosciuta con il nome di passrèra. Vi nidificavano colombacci e rondoni fornendo un prezioso sostentamento alla popolazione.
A Cavallirio, lungo la strada che conduce alla Torre è possibile incontrare le tre Madonnine e la corona di casòtt: cól dal Perinciòli sormontato da una pietra a forma di palla sul tetto, il casin róss che si stagliava, proprio per il suo colore, sul verde della vegetazione; il casòtt dla butèglia con una grossa bottiglia di granito sul tetto e quello dla stèlla o dla mèzalün-a, contraddistinto da una mezzaluna con la stella centrale in ferro battuto.
A Boca, invece, le cà dla vigna erano caratterizzate per la maggior parte dal nome del proprietario: cà dal Zanetta, cà ‘d Cia e così via, mentre esistono ancora i ruderi di quella dei cento scalini (in realtà 253) e cà dal lüv.
Oliviera Calderini
Posizione e contatti
Name | Beschreibung |
---|---|
Anschrift | Cavallirio (NO) |
Telefon | +39 0163.54680 |
info@areeprotettevallesesia.it |
|
Website |
http://www.areeprotettevallesesia.it (Öffnet in neuem Tab) |